KING E IL MASTOCITOMA
- martad9
- 17 giu 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 10 lug 2021
Ho recentemente avuto in ambulatorio la spiacevole esperienza di dovermi confrontare con questa neoplasia: il mastocitoma.
E, devo essere sincera, in questo caso non me lo sarei aspettato, soprattutto per la giovane età di King (neanche 5 anni). Stiamo facendo, in accordo con i proprietari, tutti gli accertamenti necessari per affrontare al meglio questa patologia che purtroppo è molto diffusa e può essere molto aggressiva.

COSE’ IL MASTOCITOMA?
Il mastocitoma è un tumore cutaneo molto frequente nel cane e comune nel gatto. Tra le razze canine più predisposte vi sono il Labrador retriever, il Golden retriever, il Beagle, lo Schnauzer, lo Shar-pei, il Boxer, il Bulldog, il Carlino e le razze brachicefale in generale.
L’età media di insorgenza è di 8-10 anni, ma è possibile riscontrarlo anche in età giovanile.
La presentazione clinica del mastocitoma è variabile, in quanto può assumere diverse forme e localizzarsi in molteplici distretti corporei. Generalmente si osserva un nodulo singolo, alopecico (privo di peli), duro alla palpazione e localizzato a livello di derma o sottocute, ma può anche presentarsi sotto forma di masse multiple ulcerate o rigonfiamenti edematosi.
Tipiche del mastocitoma sono la tendenza a crescere per poi ritornare alle dimensioni iniziali e la cossidetta reazione di Darier.
Quest’ultima consiste nella formazione temporanea di un’area edematosa (gonfia) ed eritematosa (arrossata) circostante il mastocitoma in seguito a palpazione o trauma del suddetto.
Capiamo perché ciò avviene.
Le cellule protagoniste di questo tumore sono i mastociti, nel cui citoplasma si trovano numerosi granuli contenenti molecole di istamina, eparina, serotonina e proteasi. Se stimolati i mastociti degranulano ovvero, rilasciano nei tessuti circostanti queste molecole che causano localmente eritema, gonfiore, prurito, ritardo nella cicatrizzazione e a livello sistemico ulcere gastroenteriche, coagulopatie, spasmo della muscolatura bronchiale e intestinale. Spesso, infatti, oltre al nodulo cutaneo si osservano altri segni clinici come anoressia, dimagrimento, vomito, feci con sangue ed emorragie.

IL MASTOCITOMA E’ UN TUMORE BENIGNO O MALIGNO?
Quasi tutti i tipi di tumore possono presentarsi in forma benigna o in forma maligna. Non è il caso del mastocitoma, che rappresenta un’eccezione in quanto deve essere sempre considerato un tumore maligno. Esistono però diversi gradi di malignità. Risulta, quindi, di fondamentale importanza per prevedere la prognosi del paziente definire lo stadio e il grado del mastocitoma in oggetto.
La stadiazione clinica permette di capire quanto il mastocitoma sia invasivo localmente nei confronti dei tessuti circostanti e se siano presenti delle metastasi ai linfonodi o ad altri organi quali fegato e milza. Gli strumenti che ci consentono di ottenere queste informazioni sono:
• misurazione delle dimensioni del mastocitoma e suo aspetto macroscopico
• agoaspirato dei linfonodi drenanti l’area dove si trova il mastocitoma
• ecografia addominale
• CEUS (ecografia con mezzo di contrasto)
Il grado di malignità (grading) si determina in seguito a rimozione chirurgica del mastocitoma ed analisi istologica. Il tumore viene opportunamente preparato ed analizzato al microscopio per osservare l’aspetto delle cellule e le loro interazioni.
All’aumentare dello stadio e del grado, aumenta la malignità del mastocitoma, diminuiscono le probabilità che la terapia sia curativa e diminuisce l’aspettativa di vita del paziente.
Un altro indicatore prognostico è la localizzazione del mastocitoma. In letteratura è riportato come i mastocitomi sul muso, orali, inguinali, scrotali, prepuziali, digitali e viscerali (ovvero sugli organi interni) mostrino un maggiore tasso metastatico, quindi una minore sopravvivenza.

LA TERAPIA DEL MASTOCITOMA
La stadiazione e il grading permettono di definire l’invasività e la malignità del mastocitoma per poi potere impostare una terapia adeguata.
In caso di mastocitoma singolo di basso grado in assenza di metastasi linfonodali e sistemiche è sufficiente eseguire un’escissione chirurgica ad ampi margini.
Se, invece, ci si trova di fronte ad un mastocitoma più aggressivo associato a metastasi linfonodali e/o sistemiche è indicato associare alla resezione chirurgica un adeguato protocollo chemioterapico o radioterapico.
Ad oggi, non essendo ancora noto l’esatto meccanismo eziopatogenetico alla base del comportamento biologico del mastocitoma, l’outcome del paziente risulta non del tutto prevedibile, nonostante la stadiazione e il grading. Vi sono mastocitomi ad alto grado che non metastatizzano e mastocitomi di basso grado che danno metastasi.
Risulta, quindi, di fondamentale importanza la collaborazione tra veterinario curante, oncologo e proprietario per evidenziare precocemente eventuali segni di recidiva o metastasi.

IL MASTOCITOMA NEL GATTO
Nel gatto il mastocitoma ha tre possibili localizzazioni: cutanea, intestinale e splenica.
Il mastocitoma cutaneo è il secondo tumore cutaneo in ordine di frequeza nel gatto. Come nel cane può presentarsi sotto forma di nodulo singolo, di noduli multipli o di placche.
Il mastocitoma cutaneo primario ha, in genere, prognosi favorevole.
Il mastocitoma intestinale è il terzo tumore più frequente a livello di intestino, dopo linfoma e adenocarcinoma. É associato a vomito, diarrea e dimagrimento ed ha prognosi infausta essendo molto aggressivo.
Il mastocitoma splenico è il tumore della milza più frequente nel gatto. Può causare vomito e dimagrimento. Come il mastocitoma intestinale presenta un alto tasso di metastasi e una prognosi sfavorevole.




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